Domenica lunatica





Mi sveglio di malumore. Sono stanco, ho lo stomaco ancora scombinato dopo una settimana dallo sforzo enorme e spropositato - e inutile - di Roma, sono arrabbiato con il mondo per una vita infelice, temo per una settimana lavorativa estremamente stressante: potenza degli scompensi chimici!


La domenica prosegue tra alti e bassi fino all'ora del te, l'ora della festa della compagna di scuola materna, l'ora X: a me pare lo squallore più totale, di certo è colpa mia: bambini in festa, tutti tranne mia figlia che non si stacca dalle gonne della mamma, non fa nulla e non si diverte: mammite acuta e infanzia infelice.
Chissà se, come me, anche lei si domanda cosa ci siamo venuti a fare in questa sala caldissima con vista sul parcheggio del centro commerciale. Chissà se anche lei si sente in carcere, con le orecchie che ronzano di discorsi troppo distanti da me, arieggiamento del prato e siepi, ponti radio e prosecchi, strade intelligenti contro il traffico del lago la domenica. Io che potrei parlare di strade meravigliose all'alba, kilometri nel verde corsi e sudati e per questo ancora più intelligenti, ma questa non è la mia platea.
Chissà se anche lei si sente la più bella e insieme la peggio vestita.
Chissà se anche lei maledice tutti i dolori che l'hanno convinta a non correre nemmeno stamattina, per poi sentirsi comunque stanchi ma anche insoddisfatti, maldisposti e anelanti una vita felice, sempre in cerca di tempi migliori.

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