Se ci riesco io...


Penso a quelli che dal pulpito raccontano le loro storie. Sconfitta la malattia, ricostruiti arti, superati gli acciacchi, o solo "io ce l'ho fatta", verso un luminoso futuro, esempi e campioni per tutti.
Per carità, evviva. Il mondo ha sempre bisogno di esempi positivi.
Però mi fanno un po' incazzare.
Un po' tanto!
Perdonate.
Sarò cattivo io, lo so.
Loro con i migliori in ogni campi, aiuti, consigli, sistemi, conferme.
Io ho i miei problemi alla schiena, allo stomaco, al piede.
Io devo scegliere ogni mese se spendere in una visita medica o pagare le bollette, magari il mese senza bollette mi tocca scegliere tra riparare la lavatrice o cambiare il casco distrutto.
Quando scelgo per la visita medica colleziono l'ennesimo parere diverso dagli altri.
Quest'anno ho lasciato in terapie tre stipendi, molto di più che in scarpe e iscrizione alle gare, molto più dei soldi destinati alle vacanze.
Per ritrovarmi comunque al punto di partenza, stanco acciaccato e dolorante, spesso indolente e vai a capire se è il malessere o sto cominciando a mollare.
Fortuna, scontata ma nemmeno troppo, che non è mai nulla di davvero grave, siamo in piedi del resto.

Ecco sono io che potrei dire "se ci riesco io ci può riuscire chiunque".
Il problema è che non mi pare di essere vicino a riuscire, forse nemmeno a metà strada... Però insisto! Non mollo, non mi do per vinto, povero stupido!
Lascio perdere, mi giro dall'altra parte e dormo quando vedo che è ora di fare una pausa. So che non posso più fare come e quanto prima, so che se non mi fermo in tempo ricomincerei a stare peggio e sinceramente già ci arrivo troppo vicino al peggio. Mi fermo e poi riparto. Forse non andrò più oltre questo, forse si.
Ecco l'unica cosa che posso, e devo, superare ancora è la paura e la delusione.
Se io posso arrivare a tanto, voi altri potete e dovete fare meglio di me! Io remo da solo, io non ho fama e fortuna, non ho agganci e aiuti insperati.
Io ho corso forse 5000 km sulle mie gambe, forse ne farò altri 50 forse altri 5000.

Prendi un po', dammi un po', l'anima cerca posizione certa ma la strada è deserta
fuori è come dentro, voglio solo stare comodo
la mia nemica è solamente la fretta
e stare male non mi importa più
sono in controllo di me stesso ora
che sono andato senza camminare
catapultato in una vita nuova
ci vuole cura a togliere le schegge
e la mano sicura e le dita fresche
a stare fuori dalle logiche del gregge
a dire come si è invece di come si vorrebbe
sa-sa-sa-sale come febbre che io non voglio perdere
senti come è urgente e lungo le mie vertebre
sale come febbre che io non voglio perdere
senti come è urgente e

E non mi importa più di tutto ciò che è stato
non c'è la rabbia e la paura che mi ha spaventato
adesso sono qui dove tu mi hai lasciato
tra le mie braccia stringo ciò che sono diventato
Ora so bene, io ora sto bene
ora so bene, io ora sto bene
ora so bene, io ora sto bene

Taglia a fondo quando scatta il panico
co-co-co-come la lama di un coltello a serramanico
co-co-co-come pensarmi già da quell'altra parte del valico
sono come le nuvole, con la mia pioggia carico
e stare male non mi importa più
sono in controllo di me stesso ora
che sto imparando come camminare
2000 strade in una vita sola
io divago diviso tra le due cose che amo
co-co-come il dottor Zivago
ho fatto il miracolo in viaggio tra le due sponde del lago
la carpa è diventato un drago
e ho affilato le unghie chi mi capisce mi raggiunge
o lo fa quando sarò arrivato al dunque
non posso più aspettare di accontentare chiunque
se so che non ci riuscirei comunque

E non mi importa più di tutto ciò che è stato
non c'è la rabbia e la paura che mi ha spaventato
adesso sono qui dove tu mi hai lasciato
tra le mie braccia stringo ciò che sono diventato

Sono diventato questo
al resto non ci penso più
basta un attimo adesso
al resto non ci penso più
sono diventato questo
al resto non ci penso più
basta un attimo adesso
al resto non ci penso più


Ho conosciuto il dolore:
ed era il figlio malato,
la ragazza perduta all’orizzonte,
il sogno strozzato,
l’indifferenza del mondo alla fame,
alla povertà, alla vita…
il brigante nell’angolo
nascosto vigliacco battuto tumore
Dio, che non c’era
e giurava di esserci, ah se giurava, di esserci….e non c’era
ho conosciuto il dolore
e l’ho preso a colpi di canzoni e parole
per farlo tremare,
per farlo impallidire,
per farlo tornare all’angolo,
cosi pieno di botte,
cosi massacrato stordito imballato…
cosi sputtanato che al segnale del gong
saltò fuori dal ring e non si fece mai piu
mai piu vedere
Poi l'ho fermato in un bar,
che neanche lo conosceva la gente;
l’ho fermato per dirgli:
“Con me non puoi niente!”
Ho conosciuto il dolore
e ho avuto pietà di lui,
della sua solitudine,
delle sue dita da ragno
di essere condannato al suo mestiere
condannato al suo dolore;
l’ho guardato negli occhi,
che sono voragini e strappi
di sogni infranti: respiri interrotti
ultime stelle di disperati amanti
-Ti vuoi fermare un momento?- gli ho chiesto -
insomma vuoi smetterla di nasconderti? Ti vuoi sedere?
Per una volta ascoltami! Ascoltami e non fiatare!
Hai fatto di tutto
per disarmarmi la vita
e non sai, non puoi sapere
che mi passi come un’ombra sottile sfiorente,
appena-appena toccante,
e non hai vie d’uscita
perché, nel cuore appreso,
in questo attendere
anche in un solo attimo,
l’emozione di amici che partono,
figli che nascono,
sogni che corrono nel mio presente,
io sono vivo
e tu, mio dolore,
non conti un cazzo di niente
Ti ho conosciuto dolore in una notte di inverno
una di quelle notti che assomigliano a un giorno
Ma in mezzo alle stelle invisibili e spente
io sono un uomo….e tu non sei un cazzo di niente


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