Che botta!
Nel fine settimana mi attende l'ultima impresa sportiva casalinga - le prossime saranno peggiori e su terreni sconosciuti - quindi mi "concedo" uno strappo alle ferree regole della tabellina leggermente "talebana" che mi sono auto-inflitto. Obiettivo: evadere dall'imposizione del percorso piatto, insieme al percorso caliente, e scendere al fiume. Siccome non mi basta decido di scendere e salire dal fiume anche un paio di volte, tralasciando il ritmo imposto e cercando solo di godermi il panorama.
Pronti, via! Si parte molto tranquillamente perchè so cosa mi aspetta e sinceramente non sono sicuro di essere in grado: scelgo di tirare il più dritto possibile tra i paeselli e puntare alla collina che si sale e poi si scende per andare all'Adda. Supero la pendenza prima positiva e poi negativa di circa il 4/5% ed incredibilmente non perdo nemmeno un colpo, non ci speravo.
Inizia il tratto lungo il fiume e sembra di stare in paradiso: una strada solitaria in mezzo alla natura. Il fiume scorre al mio fianco, gli alberi mi tengono fresco, non c'è anima viva (ah le vacanze, su tutto il percorso incontrerò una coppia con cane ed un pescatore: stop!).
La mente vola e penso che Adamo - o Eva - nell'eden abbiano chiesto un paio di minimaliste al creatore, per poter godere meglio del luogo, o che i conquistadores di Pizarro avessero risparmiato alcuni indigeni solo perchè gli insegnassero i sentieri per correre lungo i fiumi sudamericani.
Proprio mentre il delirio è ai suoi massimi, ritorno in me perchè sono arrivato al km 12 e davanti si staglia la salita che mi riporterà in vetta: è dura, ha una pendenza assurda (va dal 16 al 20%) e ritorna ad altezza stradale in poche centinaia di metri: arranco come un disperato ma riesco a non fermarmi, anche se definirla corsa non si può proprio.
In cima, decido di concedermi il lusso di percorrere il ponte di Paderno nei due sensi, prima di rituffarmi al fiume:
Guardo in basso mentre corro e sbando vistosamente: l'altezza e il panorama sono mozzafiato. Decido di fermarmi tre secondi e guardare giù per appurare quello che sospettavo da tempo, soffro di vertigini! Quella sensazione di giramento di testa e l'impulso a lasciarsi andare nel vuoto non dipendevano dai capolavori delle cupole del Brunelleschi o Michelangelo...
Riprendo la via al fiume con i brividi, che grazie ai maledetti ciotoli sullo sterrato si stemperano in parolacce: la discesa è quasi peggiore della salita!
Ancora qualche piacevole km sul fiume: il leggero declivio mi fa sentire velocissimo e faccio a gara con l'acqua che salta impetuosa tra rapide e rocce. Vince sempre lei!
Per non farmi mancare nulla, torno a quota stradale passando per un sentiero di ciottoli con una pendenza di oltre il 20%, un tratto di cammino perchè proprio non ce la faccio.
Tornato in "superficie", nemmeno il tempo di complimentarmi con me stesso per non essere svenuto, che mi rendo conto:
- di essere in ritardo
- di avere ancora 7 km da fare
Sono cotto e devo anche correre, il caldo è in fase oppressione: reggo finchè posso, poi alterno corsa e cammino per gli ultimi 3 km (dovevano essere 24, diventeranno quasi 26). Sogno un universo liquido in cui ogni poro della pelle sia a contatto con acqua fresca, e basti aprire la bocca per bere a volontà.
Per oggi basta con i sogni e le visioni!
gulp....26...aiuto...non ce la farò mai :(
RispondiEliminaTranquilla ce la farai... Sono io che non ce la faccio, soprattutto con le salite ;)
RispondiEliminala distanza massima sul collinare che ho fatto è stata 16 km...e pensavo di fare un botto...nonono, troppissimo!
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